venerdì 4 febbraio 2011

Mollare gli ormeggi.


Cosa trattiene una persona in un luogo? "I parenti... gli amici...", mi dicono, ma non sono convincenti, e lo sanno. Nel 2011 suona priva di senso una simile obiezione. eppure per molte persone che conosco e che davvero non riesco a capire, all'aumentare della distanza aumenta il dolore, e inspiegabilmente non conta che ci si trovi a meno di 3 ore di volo, non conta che in fondo anche quando condividevamo una città ci si vedeva poco e niente, non conta perché la partenza è la partenza , ed è vissuta dagli "altri" con l'egoismo della sindrome da abbandono con l'egoismo di chi sopravvive a un caro amico. Eppure non c'è verso, si tratta di qualcosa di molto profondo. Qualcuno tira fuori il lagame con la propria terra, mi parla della voce del suolo natio, di quanto sia impossibile ignorarla. E a me vengono in mente le sirene, quelle seduttive e ingannatrici di Ulisse e quelle allarmanti e non-rassicuranti della polizia. Mi chiedo se mi manchi un pezzo importante di personalità, rivango edissodo il terreno della memoria in cerca di un evento shock che abbia irrevocabilmente indurito quel pezzo d'anima in cui tutti dovremmo conservare l'amor patrio. Niente. Per me non è nulla più che tifo da stadio. Trovo stupido difendere ad oltranza il mio paese, e non lo faccio se non quando la si calunnia. Di contro c'è da dire che il mio paese non fa un granché perché io ne vada fiero e qui, per un attimo, mi sento incastrato dalle responsabilità. Forse il punto è proprio questo: il paese siamo noi e quindi anche io e se non rigo dritto io, se non faccio del mio corpo in azione un contagioso social network, se non impegno la mia vita nell'impresa di far capire ai sordi, se non "diffondo un verbo", o una manciata di verbi selezionati con cura per risvegliare le coscienze sopite, forse non sto facendo il mio dovere...! Ma non attacca, mollatemi ragazzi, io non voglio dare consigli a nessuno, non voglio convincere nessuno, perché poi alla gente piace parlare e si mettono a far salotto e mi incastrano in discussioni da cui non si esce. Non rapidamente quanto vorrei. Per carità, se un amico o anche l'amico di un amico  volesse approfittare del mio tempo, si potrebbe fare, ma a pagamento, 20 euro l'ora mi pare un ottimo prezzo. Perché tra l'altro io non ho nulla, ho solo me,  ecco perché il tempo mi è così caro.
Per farla breve partirò, che la gente lo capisca o meno, e partirò perché là dove vado le cose sono significativamente diverse. Non parlo di lavoro e denaro, ciò che mi sta a cuore, quello che mi ha reso l'Italia tanto odiosa è la velocità con cui si sono diffuse l'insolenza, la mancanza di dignità, la malilzia, l'invidia, e l'egoismo. La naturalezza con cui le istuituzioni calpestano quotidianamente i più elementari diritti umani facendo vanto della loro totale mancanza di compassione e capacità empatica.
E mi dispiace se potrei essere utile alla causa, ma, di vita, ho solo questa, e vorrei viverla in un posto in cui le menti siano aperte e abituate al civil convivere.
Però scriverò, questo sì. Ché tanto internet, come si dice di Dio, è ovunque.

i.b.

4 commenti:

  1. Grazie Ivan di aver scritto questo!
    Quando partii nel 2003, in direzione Nord, la pensavo esattamente così. E ancora penso che è stata la decisione migliore. Olanda, Regno Unito, non importa il luogo dove vivi.
    Le cose migliori della nostra "Italianità", se una cosa così esiste, ce le portiamo comunque dentro, dovunque andiamo, e magari troviamo qualcuno che le apprezza di più che in Italia. Creatività, passione, voglia di condividere e di creare, la passione per i dettagli.

    Come dice Renzo Piano, siamo nani sulle spalle di giganti.

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  2. grazie a te. Mi sei di conforto.

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  3. Però gli amici, quelli di una vita, promettimi di portarli sempre con te...

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  4. ...non sapreo proprio come estirparli. non ho nozioni di chirurgia.

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