domenica 22 aprile 2012

A Berlino tutto a posto


Riprendo questo blog dopo una lunga pausa servita a completare il fisiologico assestamento dovuto al radicale cambiamento. Maggio scorso mi sono trasferito a Berlino. Mi sono dedicato ad ammirarla e apprazzare le sue infinite meraviglie mentre studiavo i "fondamentali" della lingua. Ho quindi congelato lo sguardo libero per lasciare spazio allo sguardo utile e poter, col suo aiuto, trovare un domicilio stabile con affitto ragionevole in luogo congeniale. E ce l'ho fatto. Cioè, io, la mia ragazza e il nostro gatto ce l'abbiamo fatta.
Verso ottobre abbiamo assaporato il primo freddo. Qui dire "primo" non ha alcun effetto sull'irrigidimento degli arti e il rigonfiamento delle mucose nasali.
E scoperto che anche qui nel bene e nel male esiste il caso. A novembre ha agito. Portandomi in ospedale con un malanno sgradevole e spaventoso da descrivere ma rivelatosi – ancora il caso – innocuo più o meno.
La degenza è durata quasi un mese. Ed è stata resa sopportabile, persino piacevole dalla gentilezza e dall'estrema competenza di medici e paramedici. Per non parlare della disponibilità e del calore degli amici vecchi e nuovi e dei parenti.
Quindi in condizioni più che accettabili sono tornato in Sicilia a far riabilitazione e a riposar membra e mente.
Oggi mi sento quasi al 100 %, sono di nuovo a Berlino e ho tutte le intenzioni di ripendere il "film" da dove l'avevo lasciato. Vi dirò però un'ultima cosa su questa incredibile città.
È molto povera, economicissima, e la gente è felice. Sapete perché?



Sanno ovviamente cosa sia una Porsche e naturalmente cosa sia un I-Phone. Ma non sanno cosa significhi STATUS SYMBOL, non conoscono la vanità né la malizia. Indispensabili per muovere i primi passi nel fetente ipocrita, per nulla utile mondo del "giudicare".E come pochi sanno: Niente giudizio significa più libertà, (non quella tristemente nota della "casa...", quella degli uomini.
L'unica libertà capace di essere inevitabile preludio alla felicità.



Nota:
Come tutti sappiamo, le generalizzazioni (quelle positive non meno di quelle negative) sono per definizione inaccettabili. Ma le stigmatizzazioni molto diffuse, quando riconosciute come false dovranno pur essere combattute in qualche modo!

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